È esistito un pensiero linguistico di Giovanni Gentile? Il filosofo dell'attualismo ha una parte nella storia italiana delle idee linguistiche? Cos'erano per lui le parole e quale rischio gli sembrava celarsi dietro alla nozione di segno e di parola-veicolo? Cosa intendeva quando affermava l'unicità e l'irripetibilità di ogni singolo atto linguistico? Cosa garantisce secondo Gentile la comprensione linguistica? E la traduzione da una lingua all'altra? Si può legiferare in materia di grammatica? Quali erano le sue idee sulla nascita e sulla trasformazione degli idiomi, sulla trasmissione e sull'insegnamento della lingua, sulla scolarizzazione e sull'apprendimento scolastico dell'italiano? Come si collocano i suoi usi linguistici, affidati ad una scrittura vasta e varia, nel quadro della storia dell'italiano tra Otto e Novecento?Cercando di rispondere a queste domande, il volume di Claudia Fabrizio indaga e ripercorre alcuni dei nuclei tematici intorno ai quali si aggregano le idee linguistiche di Gentile, in un serrato confronto con i testi del filosofo, da una parte, e con i problemi linguistici di natura generale che essi sollevano, dall’altra. Il primo capitolo prende in considerazione il versante filosofico della concezione del linguaggio gentiliana; il secondo capitolo analizza gli interventi di Gentile sulla norma linguistica e grammaticale; il terzo analizza la politica linguistica intrapresa da Gentile nella scuola attraverso la riforma scolastica varata nel 1923 e la flessione che la sua filosofia subisce in senso sociale e collettivo con gli ultimi scritti; nell’ultimo capitolo infine viene passato al vaglio l’uso linguistico gentiliano, i debiti formali ch’esso intrattiene con la tradizione e la compresenza di forme alternanti di cui reca traccia. Conclude il volume il censimento, compiuto per la prima volta dall’autrice, dei libri di argomento linguistico contenuti nella biblioteca del filosofo.
Idee linguistiche e pratica della lingua in Giovanni Gentile
FABRIZIO C
2008-01-01
Abstract
È esistito un pensiero linguistico di Giovanni Gentile? Il filosofo dell'attualismo ha una parte nella storia italiana delle idee linguistiche? Cos'erano per lui le parole e quale rischio gli sembrava celarsi dietro alla nozione di segno e di parola-veicolo? Cosa intendeva quando affermava l'unicità e l'irripetibilità di ogni singolo atto linguistico? Cosa garantisce secondo Gentile la comprensione linguistica? E la traduzione da una lingua all'altra? Si può legiferare in materia di grammatica? Quali erano le sue idee sulla nascita e sulla trasformazione degli idiomi, sulla trasmissione e sull'insegnamento della lingua, sulla scolarizzazione e sull'apprendimento scolastico dell'italiano? Come si collocano i suoi usi linguistici, affidati ad una scrittura vasta e varia, nel quadro della storia dell'italiano tra Otto e Novecento?Cercando di rispondere a queste domande, il volume di Claudia Fabrizio indaga e ripercorre alcuni dei nuclei tematici intorno ai quali si aggregano le idee linguistiche di Gentile, in un serrato confronto con i testi del filosofo, da una parte, e con i problemi linguistici di natura generale che essi sollevano, dall’altra. Il primo capitolo prende in considerazione il versante filosofico della concezione del linguaggio gentiliana; il secondo capitolo analizza gli interventi di Gentile sulla norma linguistica e grammaticale; il terzo analizza la politica linguistica intrapresa da Gentile nella scuola attraverso la riforma scolastica varata nel 1923 e la flessione che la sua filosofia subisce in senso sociale e collettivo con gli ultimi scritti; nell’ultimo capitolo infine viene passato al vaglio l’uso linguistico gentiliano, i debiti formali ch’esso intrattiene con la tradizione e la compresenza di forme alternanti di cui reca traccia. Conclude il volume il censimento, compiuto per la prima volta dall’autrice, dei libri di argomento linguistico contenuti nella biblioteca del filosofo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.