Che cosa rappresenta la borghesia per le scrittrici e gli scrittori italiani del XX secolo? Come viene raccontata nelle sue evoluzioni e contraddizioni? Come cambia nel Novecento il romanzo, forma espressiva che per eccellenza ha dato voce alla borghesia, celebrandola e criticandola? Concentrandosi sul cinquantennio che va dal 1929 al 1982 (rispettivamente gli anni in cui escono Gli Indifferenti di Alberto Moravia e Aracoeli di Elsa Morante), i dodici saggi del volume cercano di rispondere a queste domande, a partire da testi, autori e prospettive diverse, accumunate però da una tesi di fondo: la borghesia, come scriveva Pier Paolo Pasolini nel 1968, non è più solo una classe sociale, ma è diventata «il nome di un’atroce malattia».
“Il nome di un’atroce malattia”. Forme e rappresentazioni della borghesia italiana (1929-1982)
Silvia Cucchi;
2024-01-01
Abstract
Che cosa rappresenta la borghesia per le scrittrici e gli scrittori italiani del XX secolo? Come viene raccontata nelle sue evoluzioni e contraddizioni? Come cambia nel Novecento il romanzo, forma espressiva che per eccellenza ha dato voce alla borghesia, celebrandola e criticandola? Concentrandosi sul cinquantennio che va dal 1929 al 1982 (rispettivamente gli anni in cui escono Gli Indifferenti di Alberto Moravia e Aracoeli di Elsa Morante), i dodici saggi del volume cercano di rispondere a queste domande, a partire da testi, autori e prospettive diverse, accumunate però da una tesi di fondo: la borghesia, come scriveva Pier Paolo Pasolini nel 1968, non è più solo una classe sociale, ma è diventata «il nome di un’atroce malattia».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.