Il volume esplora il talento attraverso una chiave di lettura educativa, superando la visione riduzionista che lo identifica con un dono innato. Muovendo da una prospettiva pedagogica, l’Autrice propone un percorso che intreccia sport, educazione e ricerca, restituendo al costrutto di talento una dimensione plurale che ne coglie le molteplici dimensioni. L’introduzione invita a “coltivare il talento con lentezza”, spostando l’attenzione dalla performance al percorso di crescita. Lo sport giovanile viene reinterpretato come contesto educativo in cui contano il benessere psicofisico, la gestione dell’errore e la cura del processo, più che il risultato immediato. Nella prima parte, il testo approfondisce la definizione di talento attraverso i modelli teorici di Gagné, Cornoldi e Bailey & Morley, integrandoli con gli esiti di una ricerca italiana. Viene proposta una distinzione tra capacità, abilità e competenze, mostrando come esso si sviluppi nell’interazione tra predisposizioni individuali e caratteristiche dell’ambiente. Si discute il ruolo delle emozioni, della relazione con i pari e con i coach, degli aspetti legati all’agonismo, fino ad affrontare il tema delle neurodifferenze, e in particolare il disturbo da deficit di attenzione iperattività, come possibili risorse e non come limiti. La seconda parte è dedicata al talento nei contesti educativi e scolastici. L’Autrice presenta la Scala SISP, uno strumento per l’identificazione del potenziale sportivo, validato per la scuola italiana, e propone modelli di collaborazione tra insegnanti, famiglie e coach per sostenere gli studenti-atleti. Particolare rilievo è dato all’importanza di un approccio inclusivo e personalizzato, capace di valorizzare il potenziale di ciascuno senza cadere nella trappola della specializzazione precoce. In conclusione, il libro è un manifesto per una pedagogia del talento intesa come cura, accompagnamento e riflessione etica sul ruolo degli adulti, allenatori, insegnanti, educatori, nel promuovere percorsi di crescita autentici e sostenibili. “Coltivare talenti” significa, dunque, educare alla complessità e alla felicità del fare, più che alla ricerca della perfezione o del successo immediato.
Coltivare talenti. Sport, educazione, ricerca
Clarissa Sorrentino
2025-01-01
Abstract
Il volume esplora il talento attraverso una chiave di lettura educativa, superando la visione riduzionista che lo identifica con un dono innato. Muovendo da una prospettiva pedagogica, l’Autrice propone un percorso che intreccia sport, educazione e ricerca, restituendo al costrutto di talento una dimensione plurale che ne coglie le molteplici dimensioni. L’introduzione invita a “coltivare il talento con lentezza”, spostando l’attenzione dalla performance al percorso di crescita. Lo sport giovanile viene reinterpretato come contesto educativo in cui contano il benessere psicofisico, la gestione dell’errore e la cura del processo, più che il risultato immediato. Nella prima parte, il testo approfondisce la definizione di talento attraverso i modelli teorici di Gagné, Cornoldi e Bailey & Morley, integrandoli con gli esiti di una ricerca italiana. Viene proposta una distinzione tra capacità, abilità e competenze, mostrando come esso si sviluppi nell’interazione tra predisposizioni individuali e caratteristiche dell’ambiente. Si discute il ruolo delle emozioni, della relazione con i pari e con i coach, degli aspetti legati all’agonismo, fino ad affrontare il tema delle neurodifferenze, e in particolare il disturbo da deficit di attenzione iperattività, come possibili risorse e non come limiti. La seconda parte è dedicata al talento nei contesti educativi e scolastici. L’Autrice presenta la Scala SISP, uno strumento per l’identificazione del potenziale sportivo, validato per la scuola italiana, e propone modelli di collaborazione tra insegnanti, famiglie e coach per sostenere gli studenti-atleti. Particolare rilievo è dato all’importanza di un approccio inclusivo e personalizzato, capace di valorizzare il potenziale di ciascuno senza cadere nella trappola della specializzazione precoce. In conclusione, il libro è un manifesto per una pedagogia del talento intesa come cura, accompagnamento e riflessione etica sul ruolo degli adulti, allenatori, insegnanti, educatori, nel promuovere percorsi di crescita autentici e sostenibili. “Coltivare talenti” significa, dunque, educare alla complessità e alla felicità del fare, più che alla ricerca della perfezione o del successo immediato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
