Nell’entroterra del Sud Italia si trovano numerosi tratti ferroviari con le relative opere d’arte e gli edifici di servizio dismessi, abbandonati e a volte anche dimenticati. Queste strade ferrate entrano, a pieno titolo, a far parte del patrimonio archeo-industriale, da recuperare e valorizzare, poiché rappresentano il risultato di un processo di cambiamento e di un nuovo modo di “vivere” il territorio. I tracciati inerpicandosi attraverso i monti, impegnarono tecnici e maestranze in imponenti opere di contenimento e consolidamento, inoltre furono realizzate opere d’arte che costituiscono tuttora, per arditezza, monumentalità e modalità di inserimento nel paesaggio la più eloquente testimonianza della tecnica di inizio secolo applicata alla costruzione di strade ferrate. Con questo lavoro si vuole dimostrare come gli interventi sui singoli tratti ferroviari possono essere vari ma tutti rivolti al recupero e valorizzazione delle strutture esistenti, prevedendo in alcuni casi la riconversione delle ferrovie (greenways) e delle strutture di servizio (punti di sosta, centri studi e polifunzionali) ed in altri casi la riapertura delle tratte attraverso politiche di rigenerazione sociale, culturale e paesaggistiche. Si propone una metodologia di approccio al problema della conservazione dei manufatti che segnano i tracciati ferroviari, che tiene conto della difficoltà di riconversione funzionale di tutti gli edifici a causa della loro fragilità strutturale; della inadeguatezza delle caratteristiche tecnologiche delle strutture esistenti e quindi della necessità di intervenire mediante una progettazione sostenibile strettamente connessa al loro riuso e al contenimento dei consumi energetici. L’obiettivo è dimostrare come questi piccoli edifici, oggi considerati superati ed obsoleti, ormai avvolti dal degrado e dall’incuria possano diventare esempi di eccellenza architettonica e di efficienza tecnologica grazie ad una progettazione sostenibile, che preveda interventi compatibili con le tecnologie costruttive storiche e nello stesso tempo indirizzati verso l’auto sostentamento energetico.
Nell’entroterra del Sud Italia si trovano numerosi tratti ferroviari con le relative opere d’arte e gli edifici di servizio dismessi, abbandonati e a volte anche dimenticati. Queste strade ferrate entrano, a pieno titolo, a far parte del patrimonio archeo-industriale, da recuperare e valorizzare, poiché rappresentano il risultato di un processo di cambiamento e di un nuovo modo di “vivere” il territorio. I tracciati inerpicandosi attraverso i monti, impegnarono tecnici e maestranze in imponenti opere di contenimento e consolidamento, inoltre furono realizzate opere d’arte che costituiscono tuttora, per arditezza, monumentalità e modalità di inserimento nel paesaggio la più eloquente testimonianza della tecnica di inizio secolo applicata alla costruzione di strade ferrate. Con questo lavoro si vuole dimostrare come gli interventi sui singoli tratti ferroviari possono essere vari ma tutti rivolti al recupero e valorizzazione delle strutture esistenti, prevedendo in alcuni casi la riconversione delle ferrovie (greenways) e delle strutture di servizio (punti di sosta, centri studi e polifunzionali) ed in altri casi la riapertura delle tratte attraverso politiche di rigenerazione sociale, culturale e paesaggistiche. Si propone una metodologia di approccio al problema della conservazione dei manufatti che segnano i tracciati ferroviari, che tiene conto della difficoltà di riconversione funzionale di tutti gli edifici a causa della loro fragilità strutturale; della inadeguatezza delle caratteristiche tecnologiche delle strutture esistenti e quindi della necessità di intervenire mediante una progettazione sostenibile strettamente connessa al loro riuso e al contenimento dei consumi energetici. L’obiettivo è dimostrare come questi piccoli edifici, oggi considerati superati ed obsoleti, ormai avvolti dal degrado e dall’incuria possano diventare esempi di eccellenza architettonica e di efficienza tecnologica grazie ad una progettazione sostenibile, che preveda interventi compatibili con le tecnologie costruttive storiche e nello stesso tempo indirizzati verso l’auto sostentamento energetico.
Tratte ferroviarie dismesse. Recupero e valorizzazione
MECCA, Ippolita
2016-01-01
Abstract
Nell’entroterra del Sud Italia si trovano numerosi tratti ferroviari con le relative opere d’arte e gli edifici di servizio dismessi, abbandonati e a volte anche dimenticati. Queste strade ferrate entrano, a pieno titolo, a far parte del patrimonio archeo-industriale, da recuperare e valorizzare, poiché rappresentano il risultato di un processo di cambiamento e di un nuovo modo di “vivere” il territorio. I tracciati inerpicandosi attraverso i monti, impegnarono tecnici e maestranze in imponenti opere di contenimento e consolidamento, inoltre furono realizzate opere d’arte che costituiscono tuttora, per arditezza, monumentalità e modalità di inserimento nel paesaggio la più eloquente testimonianza della tecnica di inizio secolo applicata alla costruzione di strade ferrate. Con questo lavoro si vuole dimostrare come gli interventi sui singoli tratti ferroviari possono essere vari ma tutti rivolti al recupero e valorizzazione delle strutture esistenti, prevedendo in alcuni casi la riconversione delle ferrovie (greenways) e delle strutture di servizio (punti di sosta, centri studi e polifunzionali) ed in altri casi la riapertura delle tratte attraverso politiche di rigenerazione sociale, culturale e paesaggistiche. Si propone una metodologia di approccio al problema della conservazione dei manufatti che segnano i tracciati ferroviari, che tiene conto della difficoltà di riconversione funzionale di tutti gli edifici a causa della loro fragilità strutturale; della inadeguatezza delle caratteristiche tecnologiche delle strutture esistenti e quindi della necessità di intervenire mediante una progettazione sostenibile strettamente connessa al loro riuso e al contenimento dei consumi energetici. L’obiettivo è dimostrare come questi piccoli edifici, oggi considerati superati ed obsoleti, ormai avvolti dal degrado e dall’incuria possano diventare esempi di eccellenza architettonica e di efficienza tecnologica grazie ad una progettazione sostenibile, che preveda interventi compatibili con le tecnologie costruttive storiche e nello stesso tempo indirizzati verso l’auto sostentamento energetico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.