L’idea di questa comunicazione è nata dall’analisi dell’opera bilingue di Beckett che mi ha condotta a una serie di riflessioni teoriche sull’autotraduzione e sulla traduzione del testo bilingue. Da quest’analisi è derivato, tra l’altro, il progetto della ritraduzione del primo romanzo scritto direttamente in francese dall’autore equilingue, Mercier et Camier (1947), tradotto in inglese dopo più di due decenni con il titolo di Mercier and Camier (1974). La ritraduzione di quest’opera (che uscirà nel 2015 per Einaudi) non mi ha permesso soltanto di mettere in pratica le mie ipotesi su come tradurre il bilinguismo, oggi pubblicate in alcuni articoli, ma anche di constatare i limiti della teoria sulla pratica. Per quanto importante sia teorizzare le varie possibilità traduttive del bilinguismo (nel nostro caso), occorre poi scontrarsi con la famosa massima per cui “la teoria senza la pratica è monca.” Se la teoria, in effetti, può permetterci un certo numero d’ipotesi, la pratica ci costringe a sottostare a criteri materiali ineludibili. Prima di tornare a Mercier et/and/e Camier, mi soffermerò su qualche considerazione generale sull’autotraduzione, e sui diversi metodi del tradurre il bilinguismo.
Tradurre un testo autotradotto: Mercier et/and Camier
Montini C
2013-01-01
Abstract
L’idea di questa comunicazione è nata dall’analisi dell’opera bilingue di Beckett che mi ha condotta a una serie di riflessioni teoriche sull’autotraduzione e sulla traduzione del testo bilingue. Da quest’analisi è derivato, tra l’altro, il progetto della ritraduzione del primo romanzo scritto direttamente in francese dall’autore equilingue, Mercier et Camier (1947), tradotto in inglese dopo più di due decenni con il titolo di Mercier and Camier (1974). La ritraduzione di quest’opera (che uscirà nel 2015 per Einaudi) non mi ha permesso soltanto di mettere in pratica le mie ipotesi su come tradurre il bilinguismo, oggi pubblicate in alcuni articoli, ma anche di constatare i limiti della teoria sulla pratica. Per quanto importante sia teorizzare le varie possibilità traduttive del bilinguismo (nel nostro caso), occorre poi scontrarsi con la famosa massima per cui “la teoria senza la pratica è monca.” Se la teoria, in effetti, può permetterci un certo numero d’ipotesi, la pratica ci costringe a sottostare a criteri materiali ineludibili. Prima di tornare a Mercier et/and/e Camier, mi soffermerò su qualche considerazione generale sull’autotraduzione, e sui diversi metodi del tradurre il bilinguismo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.