Lo studio dei problemi, sempre più evidenti nell’attuale governo delle città, sono diventati, ormai, un fenomeno così delicato e importante, tanto da definire il secolo che apre il terzo millennio, il secolo delle città. La complessità condiziona il fenomeno urbano, nel quale interagiscono l’architettura delle città e il fattore umano che in esse consumano la propria esistenza. Gli studi urbani e la cultura di piano, costituiscono un’opportunità forse senza precedenti, che consentono di affiancare al consueto ruolo di servizio, svolto a favore dei decisori politici e della pubblica amministrazione, il compito propositivo di contribuire all’individuazione degli obiettivi della pianificazione, all’identificazione del sistema di interessi che può partecipare alla realizzazione degli interventi ed alla ricomposizione dei valori identitari e delle risorse economiche e socio-culturali che rischiano di essere dissipati nel corso di eventi catastrofici, come quelli cui stiamo assistendo in questi anni. Ciò implica la necessità, da parte della politica e della pianificazione urbanistica e territoriale, di rivedere le proprie basi conoscitive e le proprie cassette degli attrezzi, arricchendole con i principi cognitivi, i metodi-modelli ed i concetti peculiari, riferiti alle teorie delle organizzazioni, dei sistemi e del management. Il tema della pianificazione e dell’organizzazione del futuro non viene più considerato come fonte di paralisi decisionale, ma viene assunto ad elemento strutturale dell’organizzazione, la quale può considerare l’imprevedibilità e il non visto come risorse per l’auto-correzione. Quanto detto mostra dunque come una delle caratteristiche necessarie alla progettualità ed al management, cioè al progettista-manager-osservatore, corrisponda all’abilità di risemantizzazione della novità o dell’imprevisto, abilità questa che unisce l’aspetto quantitativo, con quello qualitativo, permettendo al progetto di autocorreggersi sulla base delle novità emerse, siano essere derivanti dal futuro o dall’osservazione sempre parziale del progettista.
Governance urbana. Modelli e metodi per il supporto alle decisioni
F. Verardi
;M. A. Angrisano
2024-01-01
Abstract
Lo studio dei problemi, sempre più evidenti nell’attuale governo delle città, sono diventati, ormai, un fenomeno così delicato e importante, tanto da definire il secolo che apre il terzo millennio, il secolo delle città. La complessità condiziona il fenomeno urbano, nel quale interagiscono l’architettura delle città e il fattore umano che in esse consumano la propria esistenza. Gli studi urbani e la cultura di piano, costituiscono un’opportunità forse senza precedenti, che consentono di affiancare al consueto ruolo di servizio, svolto a favore dei decisori politici e della pubblica amministrazione, il compito propositivo di contribuire all’individuazione degli obiettivi della pianificazione, all’identificazione del sistema di interessi che può partecipare alla realizzazione degli interventi ed alla ricomposizione dei valori identitari e delle risorse economiche e socio-culturali che rischiano di essere dissipati nel corso di eventi catastrofici, come quelli cui stiamo assistendo in questi anni. Ciò implica la necessità, da parte della politica e della pianificazione urbanistica e territoriale, di rivedere le proprie basi conoscitive e le proprie cassette degli attrezzi, arricchendole con i principi cognitivi, i metodi-modelli ed i concetti peculiari, riferiti alle teorie delle organizzazioni, dei sistemi e del management. Il tema della pianificazione e dell’organizzazione del futuro non viene più considerato come fonte di paralisi decisionale, ma viene assunto ad elemento strutturale dell’organizzazione, la quale può considerare l’imprevedibilità e il non visto come risorse per l’auto-correzione. Quanto detto mostra dunque come una delle caratteristiche necessarie alla progettualità ed al management, cioè al progettista-manager-osservatore, corrisponda all’abilità di risemantizzazione della novità o dell’imprevisto, abilità questa che unisce l’aspetto quantitativo, con quello qualitativo, permettendo al progetto di autocorreggersi sulla base delle novità emerse, siano essere derivanti dal futuro o dall’osservazione sempre parziale del progettista.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.