L’atto di destinazione di cui all’articolo 2645-ter c.c. declina un’idea di meritevolezza che - lungi dal configurarsi come astratta sovrapposizione all’omonima breviloquenza di cui all’articolo 1322 c.c. - coniuga l’effetto segregativo alla realizzazione di valori che giustificano il sacrificio del ceto creditorio. La norma, pur nel suo involuto sintagma, assicura un effetto la cui irruzione, nel nostro ordinamento, appare chiaramente subordinata alla prevalenza dello scopo perseguito dalla volontà del destinare. E, tale prevalenza non può che essere garantita dal rispetto e soprattutto dalla realizzazione della gerarchia dei valori, primi tra tutti quelli costituzionali, rispetto ai quali “il destinare” si pone come strumento, come mezzo rispetto ad un fine. In tale contesto la famiglia non fondata sul matrimonio, nel suo essere comunità intermedia, e gruppo sociale nel quale si realizzano i valori della persona, del suo sviluppo umano, culturale, e relazionale è il terreno ideale nel quale collaudare, con rigore e coraggio, uno strumento negoziale che esalta il principio di autonomia e libertà intimamente connessi alle scelte di fondo correlate alle convivenze, e perciò stesso duttile e flessibile al punto di poter sopperire, per molti versi, alla mancanza di un’organica disciplina dei rapporti personali e patrimoniali delle convivenze stesse.
Negozio di destinazione nell'ambito familiare e nella famiglia di fatto
Trimarchi G
2009-01-01
Abstract
L’atto di destinazione di cui all’articolo 2645-ter c.c. declina un’idea di meritevolezza che - lungi dal configurarsi come astratta sovrapposizione all’omonima breviloquenza di cui all’articolo 1322 c.c. - coniuga l’effetto segregativo alla realizzazione di valori che giustificano il sacrificio del ceto creditorio. La norma, pur nel suo involuto sintagma, assicura un effetto la cui irruzione, nel nostro ordinamento, appare chiaramente subordinata alla prevalenza dello scopo perseguito dalla volontà del destinare. E, tale prevalenza non può che essere garantita dal rispetto e soprattutto dalla realizzazione della gerarchia dei valori, primi tra tutti quelli costituzionali, rispetto ai quali “il destinare” si pone come strumento, come mezzo rispetto ad un fine. In tale contesto la famiglia non fondata sul matrimonio, nel suo essere comunità intermedia, e gruppo sociale nel quale si realizzano i valori della persona, del suo sviluppo umano, culturale, e relazionale è il terreno ideale nel quale collaudare, con rigore e coraggio, uno strumento negoziale che esalta il principio di autonomia e libertà intimamente connessi alle scelte di fondo correlate alle convivenze, e perciò stesso duttile e flessibile al punto di poter sopperire, per molti versi, alla mancanza di un’organica disciplina dei rapporti personali e patrimoniali delle convivenze stesse.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.