Il recepimento sostanziale della direttiva 2006/123/ CE, detta Bolkestein, ha scontato e continua a scontare diverse problematiche, soprattutto a causa del confuso riparto delle competenze legislative, che intesta allo Stato la competenza esclusiva in materia di tutela della concorrenza, mentre alle Regioni spetta quella, parimenti esclusiva, in materia di commercio. L’obiettivo della liberalizzazione è stato perseguito non con l’eliminazione dei regimi autorizzatori inutili, ma con la semplificazione dei relativi moduli procedimentali, cioè facendo ricorso agli istituti, già noti all’ordinamento nazionale, della segnalazione certificata di inizio di attività e del silenzio-assenso, entrambi sostitutivi delle autorizzazioni espresse. Tuttavia, la valenza semplificatrice di questi istituti è stata fortemente ridimensionata dalle interpretazioni giurisprudenziali, che hanno contribuito in modo determinante ad alimentare un clima di incertezza in ordine alla stabilità dei titoli autorizzatori taciti. Il contributo analizza anche alcuni settori (le concessioni demaniali a scopo turistico-ricreativo e le concessioni dei posteggi per il commercio sulle aree pubbliche) in cui il recepimento della direttiva si è rivelato particolarmente complesso a causa delle resistenze degli operatori e della debolezza della politica, troppo spesso incline ad assecondare interessi di parte, anche al costo di urtare frontalmente contro i principi del diritto dell’Unione, così come interpretati dalla Corte di Giustizia.
L’impatto della “Direttiva Bolkestein” nell’ordinamento italiano a dieci anni dal suo recepimento: un’occasione mancata
Dinelli
2021-01-01
Abstract
Il recepimento sostanziale della direttiva 2006/123/ CE, detta Bolkestein, ha scontato e continua a scontare diverse problematiche, soprattutto a causa del confuso riparto delle competenze legislative, che intesta allo Stato la competenza esclusiva in materia di tutela della concorrenza, mentre alle Regioni spetta quella, parimenti esclusiva, in materia di commercio. L’obiettivo della liberalizzazione è stato perseguito non con l’eliminazione dei regimi autorizzatori inutili, ma con la semplificazione dei relativi moduli procedimentali, cioè facendo ricorso agli istituti, già noti all’ordinamento nazionale, della segnalazione certificata di inizio di attività e del silenzio-assenso, entrambi sostitutivi delle autorizzazioni espresse. Tuttavia, la valenza semplificatrice di questi istituti è stata fortemente ridimensionata dalle interpretazioni giurisprudenziali, che hanno contribuito in modo determinante ad alimentare un clima di incertezza in ordine alla stabilità dei titoli autorizzatori taciti. Il contributo analizza anche alcuni settori (le concessioni demaniali a scopo turistico-ricreativo e le concessioni dei posteggi per il commercio sulle aree pubbliche) in cui il recepimento della direttiva si è rivelato particolarmente complesso a causa delle resistenze degli operatori e della debolezza della politica, troppo spesso incline ad assecondare interessi di parte, anche al costo di urtare frontalmente contro i principi del diritto dell’Unione, così come interpretati dalla Corte di Giustizia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.