Per la fine del pandemia, su scala mondiale, sono svariate le ipotesi su cui le Istituzioni pubbliche ed Enti scientifici, stanno lavorando. Ad ogni crisi, spiega Richard Florida, corrisponde un profondo riassetto dei territori e delle città perché a cambiare sono gli stili di vita e la capacità di adattamento della popolazione. Quello che bisognerà ricostruire è un senso di appartenenza a valori condivisi, questo necessita di un tempo lungo e di spazi pubblici di buona qualità. Il digitale nelle prossime fasi del dopo coronavirus avrà un ruolo preponderante, dalla realizzazione di applicazioni in grado di effettuare il monitoraggio di un campione significativo della popolazione a rischio contagio al nuovo funzionamento della città. In un contesto simile la domanda che bisogna porsi è: nella fase post pandemica serve l’urbanistica? Da sempre l’urbanistica si è occupata di pianificare e programmare la città e i territori secondo logiche di medio e lungo periodo. Oggi l’urbanistica serve, se sarà in grado di dare risposte immediate. La nuova urbanistica dovrà individuare soluzioni capaci di anticipare e governare, oggi e non domani, scenari futuri attribuibili agli effetti dell’emergenza sanitaria. Nella fase successiva, a tale emergenza, sarà necessario produrre, rapidamente, una mappa del territorio nazionale in cui per ogni singola città o Comune risulti la presenza o meno della “dimensione locale pertinente”. Pertanto pensare ad una riorganizzazione strategica dei sistemi urbani e territoriali del paese, a partire da una integrazione consapevole dei concetti di città e territori intelligenti non appare una scelta, ma al contrario una necessità.

Modelli e metodi per ripensare l'urbanistica in una fase post pandemica

Verardi F
2022-01-01

Abstract

Per la fine del pandemia, su scala mondiale, sono svariate le ipotesi su cui le Istituzioni pubbliche ed Enti scientifici, stanno lavorando. Ad ogni crisi, spiega Richard Florida, corrisponde un profondo riassetto dei territori e delle città perché a cambiare sono gli stili di vita e la capacità di adattamento della popolazione. Quello che bisognerà ricostruire è un senso di appartenenza a valori condivisi, questo necessita di un tempo lungo e di spazi pubblici di buona qualità. Il digitale nelle prossime fasi del dopo coronavirus avrà un ruolo preponderante, dalla realizzazione di applicazioni in grado di effettuare il monitoraggio di un campione significativo della popolazione a rischio contagio al nuovo funzionamento della città. In un contesto simile la domanda che bisogna porsi è: nella fase post pandemica serve l’urbanistica? Da sempre l’urbanistica si è occupata di pianificare e programmare la città e i territori secondo logiche di medio e lungo periodo. Oggi l’urbanistica serve, se sarà in grado di dare risposte immediate. La nuova urbanistica dovrà individuare soluzioni capaci di anticipare e governare, oggi e non domani, scenari futuri attribuibili agli effetti dell’emergenza sanitaria. Nella fase successiva, a tale emergenza, sarà necessario produrre, rapidamente, una mappa del territorio nazionale in cui per ogni singola città o Comune risulti la presenza o meno della “dimensione locale pertinente”. Pertanto pensare ad una riorganizzazione strategica dei sistemi urbani e territoriali del paese, a partire da una integrazione consapevole dei concetti di città e territori intelligenti non appare una scelta, ma al contrario una necessità.
2022
Pianificazione urbana
rigenerazione ambientale
pandemia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12607/33678
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