This article applies the construct of the 'learning city' to the context of territorial communities. These communities, facing difficulties resulting from marginalization processes—a consequence of globalization which has concentrated opportunities and wealth in predominantly urban hubs—seek to devise strategies for resistance and revitalization. They do so by identifying opportunities for sustainable local development, relying on their specific characteristics, which can attract alternative forms of tourism as opposed to the 'extractive' ones linked to the 'showcasing' (vetrinizzazione) of places. The article highlights the educational role that can be played in supporting awareness-building and self-agency within these small communities, also considering the contribution of 'smart' strategies in enhancing their tangible and intangible cultural heritage. Realizing that the true wealth of small communities lies precisely in the community bond brings with it the commitment to preserve it. From this awareness and commitment, strategies aimed at identifying potential opportunities for local development emerge. When speaking of local development, one is not simply looking at the economic impacts of the actions implemented, but also (and above all) at the social, cultural, and educational ones. The article discusses these themes by presenting a case study in which its authors have been involved for several years, supporting the active valorization of the cultural assets of the communities in southeastern Salento. This is achieved through the creation of an Ecomuseum, conceived – drawing on insights from community museology – as a tool for transforming cultural heritage into a strategic resource. The aim is to stimulate widespread engagement capable of directing the efforts of citizens, associations, and institutions toward shared objectives. In this way, cultural heritage can become a fulcrum for social cohesion, innovation (social, technological, economic), and community self-education, key elements of smart communities.

l presente articolo declina il costrutto di learning city nel contesto di comunità territoriali, che a fronte delle difficoltà che conseguono dai processi di marginalizzazione che le investono, risultato della globalizzazione, che ha portato alla concentrazione delle opportunità e delle ricchezze in hub territoriali prevalentemente urbani, cercano di immaginare strategie di resistenza e di rilancio, rinvenendo occasioni di sviluppo locale sostenibile, fidando sulle loro specifiche caratteristiche, che possono diventare capaci di attrarre forme di turismo alternative rispetto a quelle estrattive connesse con la vetrinizzazione dei luoghi. Si sottolinea l’opera educativa che può essere svolta per sostenere la presa di consapevolezza e l’autoprotagonismo delle piccole comunità, anche immaginando l’apporto delle strategie “smart” nella valorizzazione del loro patrimonio culturale materiale e immateriale. Realizzare che la vera ricchezza delle piccole comunità è esattamente il legame comunitario, porta con sé l’impegno a preservarlo. Da questa consapevolezza e da questo impegno nascono le strategie volte a individuare le possibili opportunità di sviluppo locale. Quando si dice sviluppo locale non si sta guardando semplicemente alle ricadute economiche delle azioni messe in atto, ma anche (e soprattutto) a quelle sociali, culturali ed educative. L’articolo tratta di questi temi portando il caso di studio che vede i suoi autori impegnati da alcuni anni ad accompagnare la valorizzazione attiva dei beni culturali delle comunità del Salento sud-orientale, attraverso un processo di creazione di un Ecomuseo, che è stato concepito come uno strumento per la trasformazione – tenendo presenti gli apporti della museologia comunitaria – dell’eredità culturale in risorsa strategica per stimolare un impegno generalizzato in grado di orientare gli sforzi dei cittadini, delle associazioni e delle istituzioni verso obiettivi condivisi. In tal modo il patrimonio culturale può divenire fulcro per la coesione sociale, l'innovazione (sociale, tecnologica, economica) e l’autoeducazione della comunità, elementi cardine delle smart communities.

Learning community: connecting cultural heritage to local development / Learning community: connettere il patrimonio culturale allo sviluppo locale

Ada Manfreda
;
2025-01-01

Abstract

This article applies the construct of the 'learning city' to the context of territorial communities. These communities, facing difficulties resulting from marginalization processes—a consequence of globalization which has concentrated opportunities and wealth in predominantly urban hubs—seek to devise strategies for resistance and revitalization. They do so by identifying opportunities for sustainable local development, relying on their specific characteristics, which can attract alternative forms of tourism as opposed to the 'extractive' ones linked to the 'showcasing' (vetrinizzazione) of places. The article highlights the educational role that can be played in supporting awareness-building and self-agency within these small communities, also considering the contribution of 'smart' strategies in enhancing their tangible and intangible cultural heritage. Realizing that the true wealth of small communities lies precisely in the community bond brings with it the commitment to preserve it. From this awareness and commitment, strategies aimed at identifying potential opportunities for local development emerge. When speaking of local development, one is not simply looking at the economic impacts of the actions implemented, but also (and above all) at the social, cultural, and educational ones. The article discusses these themes by presenting a case study in which its authors have been involved for several years, supporting the active valorization of the cultural assets of the communities in southeastern Salento. This is achieved through the creation of an Ecomuseum, conceived – drawing on insights from community museology – as a tool for transforming cultural heritage into a strategic resource. The aim is to stimulate widespread engagement capable of directing the efforts of citizens, associations, and institutions toward shared objectives. In this way, cultural heritage can become a fulcrum for social cohesion, innovation (social, technological, economic), and community self-education, key elements of smart communities.
2025
l presente articolo declina il costrutto di learning city nel contesto di comunità territoriali, che a fronte delle difficoltà che conseguono dai processi di marginalizzazione che le investono, risultato della globalizzazione, che ha portato alla concentrazione delle opportunità e delle ricchezze in hub territoriali prevalentemente urbani, cercano di immaginare strategie di resistenza e di rilancio, rinvenendo occasioni di sviluppo locale sostenibile, fidando sulle loro specifiche caratteristiche, che possono diventare capaci di attrarre forme di turismo alternative rispetto a quelle estrattive connesse con la vetrinizzazione dei luoghi. Si sottolinea l’opera educativa che può essere svolta per sostenere la presa di consapevolezza e l’autoprotagonismo delle piccole comunità, anche immaginando l’apporto delle strategie “smart” nella valorizzazione del loro patrimonio culturale materiale e immateriale. Realizzare che la vera ricchezza delle piccole comunità è esattamente il legame comunitario, porta con sé l’impegno a preservarlo. Da questa consapevolezza e da questo impegno nascono le strategie volte a individuare le possibili opportunità di sviluppo locale. Quando si dice sviluppo locale non si sta guardando semplicemente alle ricadute economiche delle azioni messe in atto, ma anche (e soprattutto) a quelle sociali, culturali ed educative. L’articolo tratta di questi temi portando il caso di studio che vede i suoi autori impegnati da alcuni anni ad accompagnare la valorizzazione attiva dei beni culturali delle comunità del Salento sud-orientale, attraverso un processo di creazione di un Ecomuseo, che è stato concepito come uno strumento per la trasformazione – tenendo presenti gli apporti della museologia comunitaria – dell’eredità culturale in risorsa strategica per stimolare un impegno generalizzato in grado di orientare gli sforzi dei cittadini, delle associazioni e delle istituzioni verso obiettivi condivisi. In tal modo il patrimonio culturale può divenire fulcro per la coesione sociale, l'innovazione (sociale, tecnologica, economica) e l’autoeducazione della comunità, elementi cardine delle smart communities.
cultural heritage, local development, smart communities, participation, ecomuseum, community pedagogy
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12607/67261
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