Le voci di Serao, Ortese e Ferrante sono accomunate dal tema dell’infanzia. Al centro della loro osserva- zione, sebbene attraverso sguardi e modalità narra- tive differenti, c’è il problematico rapporto tra la so- cietà degli emarginati e il potere, sia quello cieco delle istituzioni, sia quello vermicolare della crimi- nalità. La denuncia del degrado, della malattia fisica e morale, della violenza in cui crescono i bambini di Napoli, è dalle tre scrittrici declinata attraverso la narrazione del corpo deforme («migliaia di ragazzi e ragazze s’imputridiscono il corpo e l’anima nelle vie fangose», scrive Serao), della vista che rivela a Eugenia l’orrore di «cristiani cenciosi e deformi, coi visi butterati dalla miseria», della gestualità spesso violenta perché, osserva il personaggio di Elena, «far male era una malattia». Se, per dirla con Foucault, la finalità di un testo è «aller chercher ce qui est le plus difficile à apercevoir, le plus caché, le plus malaisé à dire et à montrer», le tre opere analizzate Il ventre di Napoli (1884), Il mare non bagna Napoli (1953), L’amica geniale (2011) possono essere accolte entro tale orizzonte ermeneutico.
Napoli senza infanzia. Serao, Ortese, Ferrante
Cacciatore G
2022-01-01
Abstract
Le voci di Serao, Ortese e Ferrante sono accomunate dal tema dell’infanzia. Al centro della loro osserva- zione, sebbene attraverso sguardi e modalità narra- tive differenti, c’è il problematico rapporto tra la so- cietà degli emarginati e il potere, sia quello cieco delle istituzioni, sia quello vermicolare della crimi- nalità. La denuncia del degrado, della malattia fisica e morale, della violenza in cui crescono i bambini di Napoli, è dalle tre scrittrici declinata attraverso la narrazione del corpo deforme («migliaia di ragazzi e ragazze s’imputridiscono il corpo e l’anima nelle vie fangose», scrive Serao), della vista che rivela a Eugenia l’orrore di «cristiani cenciosi e deformi, coi visi butterati dalla miseria», della gestualità spesso violenta perché, osserva il personaggio di Elena, «far male era una malattia». Se, per dirla con Foucault, la finalità di un testo è «aller chercher ce qui est le plus difficile à apercevoir, le plus caché, le plus malaisé à dire et à montrer», le tre opere analizzate Il ventre di Napoli (1884), Il mare non bagna Napoli (1953), L’amica geniale (2011) possono essere accolte entro tale orizzonte ermeneutico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
