Per diventare un “classico” nel proprio campo di ricerca, un libro deve superare la primaria intenzione dell’autore e parlare a nuovi lettori e nuovi problemi. Temps et récit di Ricœur è un punto di riferimento imprescindibile nella definizione storica del concetto di “identità narrativa”, ma parla anche ai nostri tempi come monito a non identificare il sé con la mente. A dispetto della tendenza della teoria letteraria contemporanea ad un ritorno alla spiegazione (neuroestetica, distant reading), nel lavoro del filosofo francese troviamo il progetto di una “grande narratologia” in cui spiegare di più vuol dire comprendere meglio.

La "grande narratologia" di Temps et Récit

Roberto Talamo
2019-01-01

Abstract

Per diventare un “classico” nel proprio campo di ricerca, un libro deve superare la primaria intenzione dell’autore e parlare a nuovi lettori e nuovi problemi. Temps et récit di Ricœur è un punto di riferimento imprescindibile nella definizione storica del concetto di “identità narrativa”, ma parla anche ai nostri tempi come monito a non identificare il sé con la mente. A dispetto della tendenza della teoria letteraria contemporanea ad un ritorno alla spiegazione (neuroestetica, distant reading), nel lavoro del filosofo francese troviamo il progetto di una “grande narratologia” in cui spiegare di più vuol dire comprendere meglio.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12607/8343
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